Ho sempre avuto una passione inarrestabile per le fotografie. Sin da quando ho preso in mano la mia prima macchina fotografica. Mi affascinavano i ritratti, quei momenti rubati alle espressioni delle persone, capaci di raccontare storie senza bisogno di parole. Ogni volto ha un passato, un’emozione, una vita intera da svelare, e io ero lì, pronta a catturarlo attraverso l’obiettivo.

Nel corso degli anni, ho realizzato diversi servizi fotografici. Alcuni erano per amici e parenti, soprattutto durante matrimoni e altre occasioni speciali. Fare fotografie, per me, era uno sport solitario. Mi immergevo completamente nell’arte di immortalare il momento perfetto. Non era solo un hobby, ma un investimento a lungo termine, un modo per costruire qualcosa che avesse valore anche a distanza di anni.

Dal mosaico fotografico alla pittura macropuntinista

Ma la parte davvero divertente arrivava dopo, nel post-produzione. Parliamo di circa vent’anni fa. Erano gli anni in cui passavo ore a trasformare le immagini in qualcosa di nuovo, giocando con la loro struttura visiva. Una delle mie creazioni preferite era il mosaico. Prendevo una foto originale e la ricostruivo con piccoli pixel costituiti da altre fotografie. Era un lavoro meticoloso e creativo, un vero viaggio nel potere visivo.

Come disse il fotografo Ansel Adams:

Non scatti solo con la macchina fotografica. Porti nello scatto tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, le persone che hai amato.

Questa frase riassume perfettamente ciò che ho sempre cercato di fare: tradurre esperienze ed emozioni in immagini che parlino da sole.

Poi, un giorno, mi sono posta una domanda che avrebbe cambiato il mio percorso artistico: “E se potessi dipingere così?” L’idea mi affascinava, e la risposta non tardò ad arrivare. Sì, potevo farlo. Fu così che mi avvicinai al puntinismo. Una tecnica pittorica in cui ogni pennellata è un piccolo punto che, insieme agli altri, crea un’immagine complessa e vibrante.

Nel 2010, qualcuno mi descrisse come una sorta di “antesignana” del macropuntinismo. Non posso negare che mi sentii lusingata. Era il riconoscimento di un percorso iniziato con la fotografia.Trasformato in un passo alla volta, in un linguaggio pittorico unico.

Le immagini, sia attraverso l’obiettivo che sulla tela, hanno il potere di raccontare storie, di catturare emozioni e di collegare frammenti di vita. E ogni scatto, ogni punto, è un tassello di quel racconto visivo che, ancora oggi, continuo a costruire.


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