Le idee nascono nei modi più inaspettati, spesso da dettagli che sembrano insignificanti. Se è vero che Newton scoprì la gravità grazie a una mela caduta da un albero. Allo stesso modo, il processo creativo si nutre di stimoli quotidiani, memorie e persino il famoso “ozio creativo”.
Quando lavoro a un dipinto o a un tema per una mostra collettiva, le idee arrivano dai luoghi più disparati. Possono nascere da ricordi, da azioni quotidiane, da parole pronunciate o scritte, da altre opere d’arte che ho visto. Trovo ispirazione ovunque. Che voi ci crediate o no anche nei manuali per artisti o in quelli per ingegneri. È come se ogni dettaglio del mondo potesse trasformarsi in una scintilla creativa.
Come disse Pablo Picasso:
L’ispirazione esiste, ma deve trovarti già al lavoro
Questo mi spinge a creare, anche quando tutto sembra essere un caos.


L’arte del fare con ciò che si ha
Quando l’urgenza creativa mi chiama, utilizzo le risorse a disposizione, senza aspettare condizioni ideali. Mi viene in mente il programma televisivo Art Attack. Qualcuno forse ricorda. Sembrava quasi banale trovare un copertone vecchio da tagliuzzare. E con cosa poi? E poi basta un po’ di colla vinilica e dai che costruiamo il ponte di Messina! Quello che voglio evidenziare è l’importanza del fare ma con mezzi semplici.
Il processo creativo, per me, è un continuo gioco di trasformazione. È l’arte di prendere ciò che si ha a disposizione e modellarlo in qualcosa di nuovo e significativo. Non importa se si tratta di una tela, di un pezzo di legno recuperato o di una frase scritta di getto: ciò che conta è l’intento, quella spinta che dà forma all’intuizione.
Trasformare idee in realtà non è un percorso lineare, ma è fatto di esplorazione, sperimentazione e soprattutto passione. In fondo, è questo che rende ogni creazione unica: la capacità di vedere oltre il visibile e di trasformarlo in arte.
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